Uomini “cuochi” e non più cacciatori

Proliferano  programmi di cucina, sfide di cuochi e pasticceri in TV e alla radio, su internet tutorial e blog su ricette e ristoranti. prima di partire si guarda dove si può mangiare invece del percorso da fare o dei monumenti da visitare. E un “Must “…. e intanto le donne sono sempre sui fornelli a pensare cosa cucinare per la sera oppure per il giorno dopo che neanche saranno a casa.

Sempre più spesso gli uomini dopo il calcio, parlano di cucina al posto della politica ma non cucinano… fanno corsi di cucina (dopo magari quello di sommelier che andava tanto di moda qualche tempo fa) , si improvvisano chef del momento per amici e parenti, conoscono tutte le proprietà degli alimenti e la loro composizione, sono esperti di negozi e mercatini biologici dove andare a comprare i vari elementi della loro specialità, conoscono tutte le proprietà benefiche e non dei cibi e come cucinarli.

Risultano noiosi tanto quanto prima gli uomini che dopo il lavoro nei campi o una battuta di caccia, si ritrovano in una taverna a parlare o delle donne dal parrucchiere; stereotipi direte voi.

Le strategie sono cambiate ma resta la mancanza di affettività, dello scambio relazionale. guardiamo insieme come lo STATE OF MIND, il giornale delle scienze definisce questo comportamento:

L’ortoressia è l’ossessione per il mangiar sano, un fanatismo alimentare che fonda le sue radici su conoscenze superficiali delle corrette regole alimentari.

Secondo i dati diffusi dal Ministero Italiano della Salute per i disturbi alimentari, le persone affette da ortoressia sarebbero 300 mila in Italia (a fronte di tre milioni di pazienti con disturbi alimentari), con una prevalenza maggiore tra gli uomini piuttosto che tra le donne (11.3% vs 3.9%) (Donini e coll. 2004).

La maggior diffusione nel sesso maschile può spiegarsi con il proliferare di stereotipi culturali legati alla forma fisica maschile, e trova un interessante parallelismo nella corrispondente diffusione della vigoressia, o preoccupazione cronica di non avere un corpo sufficientemente muscoloso, prevalente tra i maschi.

Secondo  Steven Bratman, il primo, nel 1997, a coniare il termine, tra i comportamenti tipici presenti nel disturbo, vi sono: lo spendere più di tre ore al giorno a pensare al cibo, selezionandolo più per i benefici sulla salute che per il gusto, il sentirsi in colpa qualora non si segua la dieta abituale, il sentirsi padroni di se stessi solo se si mangia nel modo ritenuto corretto. Tutti fattori che permettono di collocare l’ Ortoressia nella categoria delle nuove dipendenze a carattere ossessivo-compulsivo e distinguerla da altre patologie, in cui la fissazione è relativa alla qualità, più che alla quantità del cibo ingerito, come nell’Anoressia o della Bulimia.

L’ Ortoressia presenta i seguenti caratteri distintivi:

  • Ruminazione ossessiva sul cibo. La persona può trascorrere più di 3-4 ore al giorno a pensare a quali cibi scegliere, a come prepararli e consumarli, pretendendo solo ciò che fa stare bene, che può non corrispondere a ciò che piace realmente. Vengono solitamente messi in atto comportamenti ossessivi riguardanti la selezione, la ricerca, la preparazione ed il consumo degli alimenti, suddivisibili in varie fasi:
    • Pianificazione dei pasti con diversi giorni di anticipo, al fine di evitare i cibi ritenuti dannosi (contenenti pesticidi residui o ingredienti geneticamente modificati, oppure ricchi di zucchero o sale);
    • Impiego di una grande quantità di tempo nella ricerca e nell’acquisto degli alimenti a scapito di altre attività, fino a coltivare in prima persona verdure e ortaggi
    • Preparazione del cibo secondo procedure particolari ritenute esenti da rischi per la salute (cottura particolare, utilizzo di un certo tipo di stoviglie)
  • Insoddisfazione affettiva e isolamento sociale causati dalla persistente preoccupazione legata al mantenimento di tali rigide regole alimentari autoimposte (Brytek-Matera, 2012).

Il controllo è la ragione per cui non passano le reazioni emotive dal livello inconscio a quello conscio e così quando ci relazioniamo con queste persone, abbiamo l’impressione che siano lontani da noi, che riempiano solo spazi vuoti per non sentire la loro disperazione e cercano pure di convincerci. Generalmente sono proprio le compagne che si accorgono di questo gelo emotivo controllante su tutto quello che loro fanno; spesso si accorgono che ai pranzi dagli amici o fuori casa non toccano nulla che è sul piatto e di ritorno sanno solo parlare dei “sbagli” culinari e neanche si ricordano dei temi discussi.

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Immaginate per un momento che al posto dei cibi l’uomo rientra a casa con un animale sulle spalle per tutta la famiglia che ha appena cacciato o pescato… immaginate per un attimo l’atmosfera e sono sicura che vedrete quello che vedo io.

 

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